mercoledì 29 marzo 2017

Recensione #14: La parte dell'altro - Eric Emmanuel Schmitt



Buongiorno,
oggi parlo di un romanzo letto di recente e che non dimenticherò così in fretta.
Un genere di romanzo che leggo molto volentieri sono quelli della cosiddetta "storia alternativa", ovvero romanzi che ipotizzano uno sviluppo storico diverso da quello reale, che immaginano cosa sarebbe successo se...
In questo caso, Schmitt si occupa di un personaggio che definire problematico è sicuramente riduttivo. Il lettore deve essere ben consapevole di cosa sta per leggere, perchè l'autore vi obbliga ad entrare nella testa di questo personaggio, addirittura ad immedesimarsi con lui e vi assicuro che la sensazione è strana e spiacevole. Questo perchè il protagonista del romanzo si chiama Adolf Hitler.

Schmitt si pone un interrogativo partendo da un elemento chiave della storia di Hitler: l'8 ottobre 1908 il giovane Adolf non viene ammesso all'Accademia delle belle arti di Vienna. Questo piccolo episodio storico potrebbe aver cambiato le sorti del mondo? Cosa sarebbe successo se Adolf invece fosse stato ammesso e avesse frequentato questa scuola?
Ecco che il racconto di Schmitt segue due percorsi, in stile Sliding Doors, a paragrafi alterni seguiamo le vicende romanzate del dittatore che tutti conosciamo e di un giovane artista che cerca di coronare il suo sogno e diventare qualcuno nel mondo dell'arte. Da una parte quindi Adolf H. inizia la sua carriera di artista, alla perenne ricerca del suo stile e tormentato da fantasmi del passato, finché l'incontro con un personaggio straordinaria cambia tutto...
Dall'altra Hitler vede infrangersi i suoi sogni di diventare un celebre pittore e cerca di sopravvivere in una Vienna decadente che non lo vuole, convincendosi sempre di più della propria superiorità rispetto agli altri e di essere un prediletto destinato a grandi cose. 
La Prima Guerra Mondiale segnerà poi entrambi i loro destini.

Schmitt padroneggia la tematica con sicurezza e umiltà, dipingendo due ritratti speculari di un giovane Adolf in ascesa, cercando di entrare nella sua testa, di capire, comprendere, cercando delle spiegazioni umane e logiche a comportamenti che forse abbiamo sempre attribuito ad un essere demoniaco. Non bisogna mai dimenticare che quest'uomo era proprio questo, un uomo, e non è possibile diventare ciò che lui è diventato. Come infatti spiega nel suo diario di scrittura alla fine del testo (fondamentale), etichettarlo come 'diavolo' o 'il Male', giustifica in qualche modo il suo comportamento, e soprattutto fa pensare che nessun'altro potrà mai diventare come lui. 
Non posso descrivere il disagio che ho provato durante la lettura di questo testo, è difficile scindere il personaggio storico dai protagonisti della storia, eppure... A leggere le vicende disperate di un ragazzino con seri problemi psicologici, si prova un po' di compassione. Un po'. Svanisce anche quella alla fine. Si può incolpare il destino fino a un certo punto per la propria vita, sono le nostre scelte e i nostri comportamenti che poi lo determinano e per quanto la vita non sia stata buona con questo ragazzo, nella lettura psico-sociale di Schmitt, sono comunque i suoi tormenti, le sue illusioni  e un carattere intrattabile a condurlo passo per passo verso il delirio che sarà l'Hitler adulto. 

Consiglio questa lettura a chi ha voglia di confrontarsi molto da vicino con uno dei grandi personaggi del male della storia e a farsi qualche domanda spinosa. 

Eric-Emmanuel Schmitt (n. 1960 presso Lione) è un autore francese di spiccata fama in Francia, dove è noto soprattutto per le sue opere teatrali e per i suoi romanzi, nei quali si occupa di tematiche molto differenti tra di loro, ma con una netta preferenza per temi problematici, come la malattia, l'immigrazione, la religione e per personaggi storici controversi o comunque "difficili". Si consiglia Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (2001) e  Oscar e la dama in rosa (1996).



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