mercoledì 13 gennaio 2016

Recensione #08 Guanciale d'erba - Natsume Soseki

Questo romanzo è adatto a chi ha voglia di prendersi una bella pausa dallo stress quotidiano della città e del 21° secolo. Il respiro rallenta e già dopo alcune pagine ti senti meglio. 



Titolo originale: 草枕 Kusamakura

anno di pubblicazione: 1906
traduzione italiana: Lydia Origlia
casa editrice: Neri Pozza


Il 'romanzo' parla di un giovane pittore, o meglio un artista nel profondo, un poeta nell'anima, che decide di passare alcune notti in una casa da tè in mezzo alle montagne giapponesi, lontano da tutto e da tutti. Il pittore, l'io narrante della storia, spera di trovare qui l'ispirazione per dipingere, ma viene costantemente distratto dalle persone che incontra e dalle storie che gli vengono narrate. Da tipica tradizione giapponese queste storie parlando di fantasmi e pallide ragazze in kimono che fluttuano nella campagna. Ma la forza della storia a dir la verità, non sta nella trama. Quest'ultima è quasi assente. Il protagonista ha delle interessanti conversazioni con eccentriche signore, barbieri dal dubbio talento e vivaci monaci zen, ma tutti questi discorsi non portano molto lontano. Ciò che si può davvero apprezzare, sono i pensieri di questo artista, il mondo che viene ritratto attraverso i suoi occhi. Potrei definire questo libro una poesia in prosa, un estetico piacere musicale per le nostre orecchie. La calma e la tranquillità che riesce a trasmettere Soseki rendono la lettura di questa storia una rilassante meditazione zen.

Siedo solitario in un fitto bosco di bambù
suono l'arpa e modulo una canzone.
Folto è il bosco e non vi è ombra di uomo
(solo) la fulgida luna viene a illuminarmi.
 (p. 13, traduzione di una poesia di Wang Wei, poeta cinese, 699-759 d.C.)

Il romanzo viene, comprensibilmente paragonato a Walden di Thoreau (che ammetto di non aver letto, ma capisco bene il paragone), con l'aggiunta però di una fascinazione esotica data dall'ambientazione. Troviamo anche numerosi poesie giapponesi del '600 e '700 e riferimenti all'arte occidentale, in particolare ai romantici e preraffaelliti inglesi. Molti i pensieri sull'arte, il suo scopo (estetico per il protagonista) e la superiorità della natura rispetto alla civiltà. La natura per Soseki non sarà buona, è spesso crudele, ma non guarda in faccia nessuno, non fa distinzioni, è equa. 
Alla fine, l'eco della guerra russo-giapponese si farà sentire, anche se solo lontanamente, nel lontanto paesino in mezzo alle montagne, un chiaro segno per il pittore che è ora di tornare in città, che non si può dimenticare il mondo, perchè il mondo prima o poi ci raggiungerà.
Bellissimo l'italiano di Lydia Origlia:
"Se dipanassi il filo delle lacrime del vecchio troverei che si assottiglia sempre più fino alle lacrime. Ma è un uomo e non si lascia indurre a mostrarle." (p.166)


3 commenti:

  1. Ciao! :) Questo non lo conoscevo, ma corro subito a segnarmelo :)

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  2. Il té ce l'ho. La voglia/bisogno di staccare dal caos contemporaneo neanche dire. Metto in lista per letture future.
    PS: "letture future"...
    "Future letture pure"...
    "Letture come cure"...
    "Letture mature"...
    "Dure letture mature"...
    "Abiure di letture dure"...
    Ahahah
    No, no. Rimango su "letture future" puro e semplice.
    "Puro e duro"...
    "Curo e suturo"...
    Oh my gosh!

    BiTi

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    1. Si, come dicevo, è una lettura rilassante, la trama non conta neanche molto in fondo, è l'atmosfera che ti resta addosso.

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