giovedì 31 dicembre 2015

Bilancio di lettura del 2015

L'anno si sta ormai concludendo e quindi è tempo di bilanci (e non di bilancia, decisamente). 

Secondo Goodreads quest'anno ho letto un totale di 148 libri, che non sono pochi, ma moltissimi di questi erano libri molto brevi. 


Come prima cosa direi di partire dai libri peggiori che ho letto quest'anno, e per fortuna non sono molti:
Abbiamo innanzitutto il già recensito Branchie di Niccolò Ammaniti (recensione qui), amara delusione preannunciata in parte dalle recensioni non proprio positive. Non mi sono piaciuti nè la scrittura, nè la trama e neanche i personaggi... 
Altro libro che non ho apprezzato è stato purtroppo un romanzo di un'autrice che leggo sempre volentieri, ovvero Banana Yoshimoto con il suo Il dolore, le ombre, la magia. Si tratta del secondo volume di una trilogia incentrata sul personaggio di Yoshie, e che segue Andromeda Heights, che invece non mi era dispiaciuto. Con questo volume ho perso ogni interesse per la storia e soprattutto la protagonista, che trovo noiosa e lamentosa all'inverosimile. 
Infine, l'ultimo libro pessimo dell'anno è stato Storm Front di Jim Butcher, primo volume della lunghissima saga del mago-detective Harry Dresden. Forse non sono un'amante del genere paranormale. Forse non amo particolarmente i thriller. Forse questo libro non è davvero un granché. Noioso e con un protagonista piatto e stereotipato, non ho di certo voglia di leggere gli altri volumi della serie...

Come indica l'immagine di sopra, il 'libro' più breve dell'anno è stato il secondo graphic novel di Zerocalcare uscito per Internazionale, intitolato Ferro e Piume: Cronache di un pomeriggio in Rojava sulla strada per Kobane. Custodisco entrambi i volumi del giornale come pietre preziose nella mia libreria e sono molto contenta di non essermeli fatti sfuggire! Quest'anno ho scoperto (con molto ritardo) questo grandioso fumettista e blogger e sto cercando di leggere qualsiasi cosa abbia mai disegnato! Queste due storie poi, che parlano dei combattenti di Kobane, combinano ironia e intelligenza con una tematica molto attuale e riescono ad essere anche molto informative. 
Il libro più lungo dell'anno invece è stato Different Seasons (Stagioni diverse) di Stephen King. Questa raccolta di racconti lunghi e a tematiche molto diverse tra loro, mi ha coinvolto molto. Il racconto più noto è sicuramente Rita Hayworth and the Shawshank Redemption, dal quale è stato tratto il noto film con Tim Robbins e Morgan Freeman (Le ali della libertà). Il racconto è ambientato in una prigione federale statunitense e narra le vicende di due galeotti e la loro vita in carcere. Ma il racconto che mi ha colpito di più è stato il secondo, The Apt Pupil, che racconta il legame morboso e malato tra un ragazzino e un ex-nazista negli anni '60. Vi farà pena il nazista...

Ora parliamo dei libri belli, ma belli, ma belli:
Classici:
L'anno è iniziato con un romanzo che mi ha fulminato e mi è rimasto appresso: Schachnovelle (La novella degli scacchi) di Stefan Zweig. Meraviglioso e terribile. Comprensibile anche per chi di scacchi non ci capisce molto (tipo me), e con un vago sentore di Novecento di Baricco. Romanzo psicologico raffinato, scritto in piena seconda guerra mondiale. Da non perdere!
Ho recuperato alcune letture obbligatorie quest'anno, come Pirandello (abbiamo un rapporto difficile) e Italo Svevo, la cui Coscienza di Zeno mi è piaciuto molto. Sarà che non l'ho letto a scuola... Ma soprattutto ho finalmente letto To Kill A Mockingbird (Il buio oltre la siepe), Harper Lee. In attesa che uscisse l'attesissimo seguito ho recuperato questo super-classico della letteratura statunitense, che ha stregato generazioni di lettori. Ci si affeziona molto ai personaggi e si vive con loro tutte le tappe del processo che cambierà la loro vita. Unico caso in cui ami un avvocato...

Contemporanei:
Qua è molto più difficile fare una scelta. Allora...
Jumpa Lahiri, Unaccostumed Earth (Una nuova terra): raccolta di racconti di quest'autrice di origine bengalese, ricca di atmosfere ed emozioni complesse. Ideale per chi come me ama leggere di background multi-culturali.
Di Kazuo Ishiguro parlo sempre. Qui la recensione di When We Were Oprhans (Quando eravamo orfani) lettura molto apprezzata di quest'anno.
Non posso non citare l'amatissimo Accabadora di Michela Murgia, che per mia somma fortuna possiedo corredato di autografo. ;) Penso proprio che lo rileggerò l'anno prossimo, da quanto me lo sono gustata. Quando si dice 'un libro scritto bene'!!
E infine ho letto e molto molto gradito Der Vorleser (Ad alta voce) di Bernard Schlink. Un romanzo con una tematica difficile e controversa, che parla d'amore e di orgoglio e testimonia il passaggio all'età adulta di un ragazzo con un legame molto complesso. Il film che ne è stato tratto con Kate Winslet è sublime.

Fantasy:
Neil Gaiman: Anansi Boys (I figli di Anansi). Romanzone divorato in pochi giorni e un lungo viaggio in treno. Storia di fratelli e dei, furberie e menzogne, trucchetti da quattro soldi e magia vera. Bellissimo.
Terry Pratchett: Mort (Morty l'apprendista). Ho letto molti volumi della saga Mondo Disco quest'anno, ma alcuni mi hanno lasciato perplessa o mi hanno un poco annoiata. Non è questo il caso. Il ciclo di Morte è quello che preferisco e il suo modo di parlare mi fa piegare in due dalle risate. Qui si parla del suo apprendista e delle sue difficoltà con il lavoro di 'mietitore'...

Fantascienza e distopie:
Ho finalmente letto la notissima saga di Hunger Games, di Suzanne Collins. Serie molto interessante, ricca di sorprese e che parla dei retroscena di una rivolta e il prezzo che essa spesso porta a pagare. Meno banale di quello che si potrebbe pensare visto come se ne parla. 
Di altro calibro sicuramente è The Handmaid's Tale (Il racconto dell'ancella) di Margaret Atwood. Distopico femminista canadese, questo romanzo parla di un drammatico futuro in cui le donne non sono più fertili. Le poche che lo sono vengono costrette a una vita disumana. Futuristico e medievale assieme. 
E infine Station Eleven di Emily St.John Mandel. Romanzo post-apocalittico che segue i giri di una compagnia teatrale itinerante che porta Shakespeare tra i piccoli agglomerati di persone rimaste negli Stati Uniti. 

Potrei parlare di molti altri libri, ma per quest'anno mi fermo qui. Spero in un 2016 altrettanto ricco e vario, con nuovi autori e autrici, nuovi generi e scoperte. Non ho buoni propositi di lettura, seguirò l'ispirazione del momento. L'anno comunque inizierà con i due libri che mi porto appresso dal 2015: Emily Brontë - Wuthering Heights (Cime tempestose), in rilettura e Virginia Woolf -  A Room of One's Own (Una camera tutta per sè).

Buon anno!






venerdì 18 dicembre 2015

Santa Claus Book Tag



Come l'anno scorso in periodo natalizio escono i tag più simpatici e coccolosi dell'anno. Questo viene dal blog di Selina Ombre Angeliche ed è stato creato da Serena (Libri e molto altro) e dal blog Sognatrice Interrotta, ed era proprio irresistibile...


Cioccolata Calda 
Coccole: un libro che ti sei concessa e/o di cui avevi bisogno

Non mi è molto chiaro cosa implica questa domanda, che di solito NON mi concedo un libro?? Citerò allora un libro che ho letto di recente e che ho trovato molto caldo e 'irresistibile scioglievolezza' (per citare un famoso cioccolatino).
Parliamo della Ballata di Natale di Charles Dickens, il classico di Natale per eccellenza che ho letto settimana scorsa per la prima volta in vita mia. Mi sono proprio gustata le descrizioni di scenette famigliari nei Natali di metà Ottocento a Londra e ho anche apprezzato il messaggio di bontà d'animo, carità e rispetto per le feste che il racconto emana, non trovandolo, come temevo, troppo sdolcinato e melodrammatico. 


Albero di Natale
Gli addobbi non possono mancare: un libro che devi assolutamente avere nella tua libreria


Un libro che ancora, vergognosamente, manca dalla mia libreria è il mitico Persepolis di Marjane Satrapi. Per chi non lo conoscesse, si tratta della storia dell'infanzia dell'autrice, narrata in chiave di fumetto, che è nata e cresciuta nell'Iran degli anni '70, in piena rivoluzione. Si tratta quindi di un libro a tratti divertente, drammatico, istruttivo e di forte ispirazione e la giovane protagonista è un personaggio da non perdersi. Ne hanno anche tratto una versione cinematografica, alcuni anni fa. Dovrei veramente averlo, visto che possiedo altri due volumi della stessa autrice. Prima o poi...


Babbo Natale
E' la mattina di Natale: il più bel libro che ti è stato regalato

Come si fa a sceglierne uno solo? Negli anni ho ricevuto così tanti libri meravigliosi, che è quasi un delitto citarne uno e mettere da parte tutti gli altri... Parlerò allora di un altro fumetto, o graphic novel, che ricevetti alcuni anni fa da un caro amico. Si tratta dell'insuperabile L'Approdo di Shaun Tan. Questo libro racconta una storia universale e più attuale che mai: la storia di un immigrato. Ma la cosa più bella è che questo libro non contiene neanche una parola, ma solo una lunga serie di tavole ad acquarelli spettacolari. Ne devo riportare almeno una.



Luci Colorate
Il sorriso non manca: un libro che infonde allegria

Per questa categoria scelgo un libro per ragazzi, i libri che leggo di solito tendono molto di più verso il drammatico o comunque molto serio. Quindi chiamo a raccolta Il castello errante di Howl di Diana Wynne Jones, che ho letto solo quest'anno nonostante abbia visto e rivisto il film innumerevoli volte. La versione originale differisce molto dal film di Miyazaki, e tutto sommato, preferisco quest'ultima. Ma la lettura resta comunque molto piacevole, avventurosa e particolarizzata. La Wynne Jones dimostra di avere veramente una fervida fantasia. 


Regali
Fiocchetti e carte colorate: quale libro regaleresti?

In effetti regalo veramente questo libro: L'igiene dell'assassino di Amélie Nothomb. Questa autrice belga, completamente fuori di testa, è tra le migliori che conosca e questo libro è una chicca per amanti della letteratura e dello scrivere bene. Il breve romanzo (i libri della Nothomb sono tutti molto brevi e molto scorrevoli) narra dell'impossibile intervista che alcuni giornalisti tentano di fare ad uno scrittore di fama mondiale prossimo alla morte. Questo personaggio è sicuramente tra i più brutti che abbia mai incontrato in vita mia, in ogni senso. Eppure, si resta incantati dal suo modo di parlare arzigogolato, che mette in crisi tutti quanti e distrugge qualsiasi 'trucchetto del mestiere' che questi poveri giornalisti sfoderano, disperatamente. Ma qualcuno sarà più in gamba di lui...


Pranzo di Natale
Siamo tutti riuniti: una famiglia di una storia che ti è entrata nel cuore

Qua citerò un libro banalissimo, ma con una famiglia di personaggi ai quali è impossibile non affezionarsi: Il buio oltre la siepe di Harper Lee. La famiglia Finch è composta da persone così vere e particolare, che leggendo il libro ti sembra di essere lì, a casa loro, in cucina con la saggia Calpurnia o  a giocare con la mitica Scout. Non aggiungo altro, questo libro è fantastico.


Biscotti
Una pagina tira l'altra: un libro da cui è stato impossibile staccarsi
Player One di Ernest Cline. Delizioso romanzo fantascientifico per nerdini, ideale per gli amanti dei videogiochi, ma non solo (personalmente non ci capisco una cippa...). Purtroppo questo libro in Italia non ha avuto alcun successo, forse anche a causa del pessimo marketing. 
La vicenda si svolge in un futuro prossimo, in cui l'umanità, schifata dalle condizioni pietose in cui si trova il nostro pianeta, si rifugia in una realtà virtuale dove qualsiasi cosa è possibile e in cui si può lavorare, andare a scuola, socializzare e vivere avventure incredibili. Alla morte del creatore di questo 'mondo', la sua eredità viene messa in premio a chi riuscirà a vincere una complicatissima caccia al tesoro. Letto tutto d'un fiato in tre giorni!


Fiocchi di neve
Il paesaggio si trasforma: un libro in cui hai sentito la magia

Raven Boys, di Maggie Stiefvater. In questo libro la magia si fa presente in maniera impalpabile, inafferrabile e il più delle volte in maniera del tutto incomprensibile. Quattro pupilli di una prestigiosa scuola privata e la figlia di una veggente si troveranno a vivere avventure molto pericolose e a stringere un profondo legame d'amicizia mentre sono alla ricerca di un leggendario re celtico, disperso, forse, sul continente americano. Dal linguaggio molto fresco ricco di battute, questo è il primo libro di una serie per nulla scontata.


Ghirlanda
Decoriamo: Un libro ricco di colori e bellezza

Qua faccio la furbetta: L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, di Haruki Murakami. In questo romanzo i colori giocano un ruolo fondamentale, ma non dirò perchè. Si parla anche qui dell'amicizia e se ne indagano gli andamenti, il suo svolgersi e il suo dissolversi, a volte. E  si parla di bellezza, perchè questa fa parte della cultura giapponese come di poche altre culture al mondo. Per gli amanti di Murakami o per chi ancora non lo conosce e per chiunque ami il Giappone.


Inverno
Guanti e sciarpa: un libro con una trama invernale

Un testo breve breve breve: Il paese delle nevi di Yasunari Kawabata. Novella classica degli anni '40 ambientata in una stazione termale giapponese, tra geishe, discorsi di raffinata bellezza e tanta neve. Da leggere con una bella tazza di tè verde in mano. 








Buon Natale.

martedì 15 dicembre 2015

Nuovi inquilini #02 Londra 2015

Di recente sono stata a Londra, una città che per un'amante della lettura in lingua inglese come me è il paradiso... Purtroppo (o meglio, per le mie tasche), non ho potuto darmi alla pazza gioia di acquisti in libreria, essendo limitata al solo bagaglio a mano, quindi sono tornata a casa con 'solo' tre libri, di cui uno sottile come una sogliola.

Chimamanda Ngozi Adichie - We Should All Be Feminists


Questo libricino, che il governo svedese ha deciso di recenti di regalare a tutti gli studenti e le studentesse di 16 anni, è una lettura quasi obbligata per chi vuole capire qualcosa di più sul concetto di femminismo e come viene inteso oggi. L'autrice, nigeriana, ha concepito il testo per una conferenza e ha scelto, non a caso, un linguaggio molto semplice, e quindi davvero comprensibile a chiunque. Attraverso le sue esperienze di vita ci racconta il suo punto di vista, di donna, di scrittrice, di persona colta e di donna nigeriana.
Edizione italiana: Dovremmo essere tutti femministi (Einaudi, ed. Le Vele, 2015)


Joanne Harris - Jigs and Reels


Quando trovi un libro usato, in ottime condizioni, a 50 pence, non puoi lasciarlo lì. 
Joanne Harris è una scrittrice che volevo approfondire da un po' di tempo e questa e una sua collezione di racconti. Questa premessa mi è bastata, non ho neanche letto il retro di copertina. Mi aspetto di trovarvi delle belle figure femminili, del realismo magico e delle ambientazioni ricche d'atmosfera.
Edizione italiana: Profumi, giochi e cuori infranti (Garzanti, 2006)





John Wyndham - The Day of the Triffids



Cercavo questo libro da molto tempo, nell'usato di Amazon non lo trovavo mai a un prezzo accettabile. Mi è venuta incontro una mitica libreria dell'usato a Notting Hill (fantastica, da perderci delle ore, è la 'Book and Comic Exchange, a due passi dalla fermata metro Notting Hill Gate).
Si tratta di un romanzo di fantascienza del 1951, che oggi categorizzeremmo come distopico. Dopo una bizzarra pioggia di meteoriti il mondo è ricoperto dai 'triffids', strane piante dal comportamento molto particolare e decisamente inquietante...
Edizione italiana: Il giorno dei trifidi (Fanucci Editore, 2004)


lunedì 14 dicembre 2015

Recensione #07 The Fishermen - Chigozie Obioma

Nei mesi scorsi è stato assegnato il Man Booker Prize di quest'anno ("Breve storia di sette omicidi" di Marlon James). Non sono ancora arrivata a leggere il libro vincitore, per due ragioni: 1. Mi spaventa un po', dalle recensioni mi sembra di capire che sia scritto in un linguaggio molto colloquiale, con forti regionalismi giamaicani. 2. Provo sempre maggiore simpatia per i perdenti piuttosto che per i vincitori...
La copertina è molto riuscita
secondo me, con i quattro ami
che si incastrano tra loro a
simboleggiare il legame tra
i quattro fratelli della storia.

The Fishermen è quindi l'unico libro della lista dei candidati che sono riuscita a leggere in tempo e sicuramente quello che mi ispirava di più. L'attrazione è dovuta forse anche alla nazionalità dell'autore Chigozie Obioma, nigeriano. Non mi posso definire un'esperta di letteratura africana e avevo davvero voglia di espandere il mio orizzonte letterario di questo continente.
Questo è il suo romanzo d'esordio e dovrebbe uscirne presto anche una traduzione italiana

Questo romanzo è ambientato nella città di nascita di Obioma, Akure, negli anni '90. I protagonisti sono quattro fratelli, le cui vite vengono completamente sconvolte dalla profezia di un pazzo vagabondo. I ragazzi, che hanno la passione della pesca, si troveranno a reagire a quanto sentito, ognuno a modo suo, ma tutti seguendo l'esempio del fratello maggiore, il modello di riferimento, che piano piano cessa di svolgere il ruolo del quale i più giovani hanno così bisogno.
 Il racconto, che ci viene presentato dal punto di vista di Benjamin, il terzogenito, parte come un romanzo di formazione per poi prendere la piega di una tragedia greca. L'ambientazione africana si sposa molto bene con questa inclinazione, arricchendo il racconto di miti e leggende locali e superstizioni troppo forti per essere sradicate dal progresso e dalla modernità comunque presenti. 
L'interpretazione della storia e della profezia restano in mano al lettore, che può dare al romanzo un'inclinazione più fatalista o meno. Personalmente me ne astengo e resto soddisfatta della duplice lettura possibile. 

Consiglio questo romanzo a chi è interessato a comprendere qualcosa di più dell'africana contemporanea (o storica ormai, mi sembra sempre che gli anni '90 siano dietro l'angolo), a chi piacciono le storie di forti legami fraterni e di ragazzi intraprendenti.

domenica 25 ottobre 2015

Recensione #06 Branchie - Niccolò Ammaniti



Questo è sicuramente il libro peggiore che ho letto questo mese. Ero molto curiosa di leggerlo, perchè si tratta del romanzo d'esordio dell'autore romano, scritto durante la stesura della sua tesi di laurea di Biologia (se finiva la tesi era molto meglio...) 
Il romanzo, uscito nel 1994, segue le vicende di Marco Donati, proprietario di un negozio di pesci a Roma, che si ritrova misteriosamente a intraprendere un viaggio in India, che decide di affrontare anche per evitare le cure di cui avrebbe bisogno per una grave malattia. In una Nuova Dehli improbabile, si ritroverà a suonare il didgeridoo in un bizzarro complesso musicale che predilige esibirsi nelle fogne, e che si troverà a dover affrontare un pericoloso chirurgo estetico pazzo che si diverte a giocare a fare il Frankenstein di turno.
Il racconto è un apologia dell' assurdo, con una forte componente di violenza. Ecco, forse è proprio questa combinazione che non mi convince mai, satira e ironia, combinati alla violenza. La delusione deriva anche dalle forti aspettative che avevo per questo libro, speravo si concentrasse molto di più sugli aspetti di biologia che invece sono quasi assenti. Il mestiere del protagonista sembra essere solo un'etichetta, perchè l'autore non approfondisce affatto questo aspetto. Peccato, ma essendo il suo romanzo d'esordio si può anche accettare, soprattutto ricordando gli ottimi libri che ha scritto in seguito.

Del libro è stato tratto addirittura un film...non oso neanche immaginare!


domenica 4 ottobre 2015

Kazuo Ishiguro - Festival della Letteratura di Mantova 2015

Con immenso ritardo scrivo finalmente il resoconto dei due incontri seguiti con Kazuo Ishiguro al Festival. Questa era un'occasione davvero da non perdere, poichè l'autore non veniva in Italia da parecchi anni e pubblica così sporadicamente che quando è presente non bisogna farselo scappare...


In occasione dell'uscita in Italia di "Il gigante sepolto", l'ultimo romanzo dell'autore anglo-giapponese, il Festival di Mantova lo ha ospitato offrendo ben due occasioni per incontrarlo. In una conferenza, intervistato da Michela Murgia, Ishiguro ha presentato il suo libro e la sera precedente, in un ambito decisamente più intimo e tranquillo, ha chiacchierato con il pubblico sui legami e le differenze tra cinema e letteratura. 

"Telling stories" (chiacchierata con Amedeo d'Adamo)

I legami tra 'Ish' e il cinema risalgono ancora all'inizio della sua carriera, quando scriveva per la televisione e abbozzava sceneggiature. La domanda che si sono posti durante la conferenza è la seguente: "Cos'è che al cinema riesce meglio della letteratura? E cosa invece riesce meglio alla letteratura che al cinema?"
La chiave di partenza è la memoria, fil rouge dell'opera dell'autore. (Basta pensare all'importanza della memoria in Quel che resta del giorno o in Quando eravamo orfani). La presentazione della memoria, dei ricordi riesce molto bene sulla carta stampata, ma fatica sul grande schermo. Il cinema fa uso di stratagemmi quali i flashback per rappresentare le memorie e il passato, ma l'ambiguità non sopravvive sullo schermo. I ricordi possono essere immagini ferme anzichè in movimento, e questi tableaux vivants si fermano bene sulla carta, ma il cinema, che è fatto di azione, di movimento, non ci riesce. Sono pochi i film che riescono a catturare bene l'idea della memoria (si cita Hitchcock e C'era una volta nel West). I documentari invece, hanno la capacità di catturare meglio i ricordi, sono un'estensione del passato, 
L'incertezza e la vaghezza dei ricordi mostrano anche il modo in cui le persone rielaborano il loro passato, come lo manipolano o lo nascondono. Nei romanzi inoltre si fa spesso uso di punti di vista alternativi a quello del protagonista, e le ambiguità possono essere presentate ad esempio attraverso l'uso di un narratore inaffidabile, ma al cinema? 

L'azione invece risalta sullo schermo, molto meglio che sulla carta. Il cinema contemporaneo, specialmente quello americano, è molto concentrato sull'azione e gli spettatori vogliono vedere il trionfo dello spirito umano. Il cinema giapponese invece ha delle tendenze molto diverse, in esso si rappresenta spesso l'accettazione stoica di un destino crudele. Infatti, la rassegnazione dei personaggi di 'Non lasciarmi' era molto aliena ai produttori americani, che definirono lo definirono "Il film in cui i ragazzi muoiono".
Ecco dunque, l'azione sul grande schermo funziona meglio, è più difficile da scrivere in narrativa e non occupa lo stesso spazio nell'architettura del testo, può solo essere un passaggio.

Quasi tutte le scene d'azione al cinema, nei film come quelli della serie di Jason Bourne, sono azioni difensive. Il protagonista scappa, e nelle scene di battaglia viene attaccato, Ma negli ultimi film di James Bond molte scene sono diventate di attacco, come a mostrare un'aggressività in aumento della società. Le emozioni che ne vengono fuori sono molto diverse, spinte dagli istinti primordiali di cacciatore. L'azione difensiva invece crea un legame diverso tra lo spettatore e i protagonisti. Basta pensare all'Isola del tesoro di Stevenson, dove l'azione difensiva iniziale ti lega al personaggio. Solo in seguito diventerà egli stesso 'cacciatore'.

L'alleanza tra cinema e letteratura è necessaria, entrambi i media funzionano bene e si alimentano a vicenda. Il cinema ha bisogno della narrativa, sta finendo le idee, il cinema invece fa pubblico, rende nota una vicenda.
Una delle difficoltà legate alla scrittura di scene d'azione sta nel fatto che chi scrive si affida alle immagini che ha visto nei film, ne è influenzato. La fase più interessante allora della scrittura d'azione è quella che precede l'era cinematografica. Dovremmo tutti 'purificarci' dal cinema per scrivere una scena d'azione.


Michela Murgia intervista Kazuo Ishiguro

Trovare insieme due autori molto stimati come questi è stato davvero un bel colpo di fortuna. E una combinazione così insolita poi, ma molto riuscita.
Murgia e Ishiguro hanno parlato assieme del nuovo libro, di recente traduzione italiana, "The Buried Giant" ovvero "Il gigante sepolto" e del tema della memoria e della dimenticanza. Quando è importante mantenere vivo un ricordo? Quando invece è necessario dimenticare per riuscire ad andare avanti?

Questo romanzo ha sorpreso molti lettori, venendo categorizzato come romanzo di genere fantasy, quando gli altri suoi romanzi sono considerati 'letteratura'.

La discussione lascia Ishiguro piuttosto perplesso. I generi della narrativa vengono gerarchizzati, creando così una letteratura alta e una bassa, come se ci fossero generi migliori, superiori ad altri. Lui voleva solo scrivere un buon libro, non considerando affatto a che genere letterario potesse appartenere.
Questa suddivisione di genere è pericolosa, perchè puà portare a una limitazione nelle scelte di lettura delle persone, a far sì che alcuni lettori si racchiudiano all'interno dei confini di uno o più generi, ignorando gli altri. Ma le limitazioni possono riguardare anche gli scrittori. Questi generi sono confini dell'immaginazione. E da dove vengono queste categorie? Sono state inventate dalle case editrici, al solo scopo di vendere. Dovremmo superare questi confini, non crederci. L'ultima cosa a cui pensa scrivendo, continua, è proprio in quale genere verrà catalogato il suo romanzo. Qualsiasi metodo va bene per far funzionare la storia. Paragona la sua scrittura alle bizzarre macchine volanti della prima epoca dell'aviazione; le persone costruivano macchine dall'aspetto curioso, ma non importava il loro aspetto, importava solo che alla fine spiccassero il volo. "Quando scrivo, cerco solo di far volare la storia, qualsiasi aspetto essa abbia."

La memoria è il tema centrale di questo romanzo. Un intero popolo dimentica il proprio passato, poichè racchiude qualcosa di orribile. La pace che si è potuta costruire in questa società è fondata sulla dimenticanza collettiva.
La storia è nata dall'idea di indagare come i popoli possano ricordare, anzichè i singoli individui. Come fanno? Ci sono momenti in cui una nazione deve dimenticare per riuscire ad andare avanti? A volte, per il bene della pace è meglio voltare pagina, per fermare il circolo di violenza. Questa può essere una pace vera. Nella storia è successo più volte che un popolo sembrasse in pace, ma una volta rimosso un dittatore, o cambiato un governo, sono riemerse antiche violenze (in Medio Oriente, ad esempio). Dimenticare può essere importante per trovare una pace più profonda, più duratura.
Questo discorso può valere anche per le famiglie, per i matrimoni, dove a volte bisogna mettere da parte dei momenti di incomprensione, di litigio, per mantenere un forte legame. Ma l'amore può essere genuino se si basa sulle dimenticanze? O a un certo punto svanisce a causa di esse? I protagonisti del romanzo, anziani, si pongono proprio questo quesito, se è necessario ricordare il loro orribile passato per dimostrare che il loro rapporto è genuino.

La stessa nebbia che avvolge la terra del romanzo sembra avvolgere anche le nostre democrazie, dove siamo sommersi da storie, immagini e contenuti ma si dimentica così tanto. Si dimentica anche per difendersi da questo flusso continuo, inarrestabile di informazioni. Se pensiamo a come le nazioni ricordano, viene da domandarsi dove sono le banche di questa memoria e soprattutto, chi le controlla. I nostri paesi contengono enormi giganti sepolti, che collettivamente si ha deciso di dimenticare.
Con tutti i mezzi a nostra disposizione, l'effetto finale è di non possere nessuna informazione. "L'eccesso è una mancanza."
Come ricorderemo il nostro passato recente? L'Europa è costruita sui giganti sepolti della Seconda guerra mondiale, e gli Stati Uniti su quelli delle lotte razziali.
Spetta anche ai romanzieri la responsabilità di scegliere cosa raccontare e cosa no.

Ishiguro continua spiegando perchè preferisce scrivere romanzi e non saggi. I romanzi sono in grado di catturare le emozioni e spiegare cosa vuol dire essere umani. Vuole porgere delle domande al lettore, chiedergli se anche lui 'si sente così', per capire se è così che ci si sente a vivere una vita umana.

Attraverso la narrativa la memoria diventa di tutti. Tutte le memorie del mondo ci appartengono perchè qualcuno ce le ha raccontate, in un modo o nell'altro. La letteratura quindi è uno spazio dove non ci sono le risposte, ma ogni interpretazione è possibile, le domande non vengono uccise dalle risposte degli altri.

Anche in Italia abbiamo sperimentato il problema di far conciliare le memorie di vincitori e vinti. Ma il confine tra riconciliazione e rinnegazione è labile, è sempre il vinto che vuole la riconciliazione, il vincitore preferisce la memoria.
Questo delicato equilibrio è stato miracolosamente raggiunto in Europa e in Sudafrica dopo la guerra. Chiedere ogni tanto di dimenticare è un male necessario, chi ha commesso qualcosa la fa franca, ma mette un punto alla violenza. Dopo l'Apartheid sono stati evitati pesanti conflitti, grazie a un processo di riconciliazione consapevole e deliberato. Anche l'Europa è piena di colpe sepolte, è un miracolo che alcuni paesi oggi vivano in pace gli uni con gli altri, se si pensa alla geografia politica del ventesimo secolo. Si è arrivati a perdonare senza dimenticare del tutto. La pace così raggiunta è autentica, non forzata da nessuno. Questi sono buoni esempi di equilibri raggiunti con consapevolezza.

E il Giappone? Non ha fatto un buon lavoro nel gestire il proprio passato, i ricordi della guerra. Dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti avevano bisogno di un Giappone forte e i cittadini sono stati incoraggiati a vedersi solo come vittime e a dimenticare il proprio ruolo di aggressori nella guerra. Solamente in anni recenti i giapponesi hanno iniziato a chiedersi per la prima volta che cosa hanno fatto, perchè i cinesi e i coreani sono amareggiati con loro. Se il Giappone è diventato uno stato forte e democratico, è stato soltanto per questo, ma gli impuniti sono stati molti.


Adesso non vedo l'ora di immergermi in questa lettura, spunto di riflessioni così importanti!

mercoledì 16 settembre 2015

Richard Flanagan - Festival della Letteratura di Mantova 2015




L'orrore e l'amore possono condividere uno stesso spazio senza annullarsi a vicenda? O necessitano addirittura l'uno dell'altro per essere raccontati? Secondo Richard Flanagan, ospite al Festival della Letteratura il 13 settembre scorso, non si può parlare dei drammi della guerra senza la speranza dell'amore, il testo non funziona da solo.
Flanagan, di origine tasmana, ci narra senza difficoltà la genesi del suo ultimo romanzo, appena tradotto in italiano per Bompiani (traduzione di Elena Malanga) , La strada stretta verso il profondo nord (The Narrow Road to the Deep North, 2013), vincitore del Man Booker Prize del 2014.

Trama: Dorrigo Evans, medico e generale australiano a comando di un disperato campo di lavoro nella giungla della Birmania della seconda guerra mondiale, cerca in ogni modo di mantenere in vita i suoi uomini, costretti a lavorare per una folle impresa e distrutti dalla fame e dalle malattie. Ma è l'amore impossibile per Amy, sposata a suo zio a non abbandonarlo mai, e a mettere a repentaglio ogni suo rapporto affettivo.

Questo romanzo intimo e inevitabile, come dice l'autore, narra una tragedia umana svoltasi durante gli orrori della seconda guerra mondiale, nel 1943, quando l'imperatore giapponese, decide di avviare un folle progetto per salvare le sorti della guerra, che i giapponesi ormai stanno perdendo: invadere l'India dalla Birmania. Ma la Birmania è lontana dalle sue linee di rifornimento, quindi, per far arrivare uomini e mezzi in quella giungla dalle piogge perenni, decide di far costruire una linea ferroviaria che da Bangkok porti fino in Birmania. Un'impresa titanica già con mezzi attrezzati e tempi sensati, ma che si vuole concludere in poco più di un anno e avvalendosi solo del lavoro forzato di migliaia di prigioneri di guerra coreani, americani e australiani. L'impresa costerà la vita a “più persone delle parole contenute nel mio libro”, come lo definisce l'autore, tra le 100.000 e le 200.000 persone, non sapremo mai il numero esatto.
Tra i sopravvissuti a quella verrà conosciuta come la 'ferrovia della morte', anche il padre dell'autore stesso, che narra al figlio le strazianti e surreali vicende poi contenute nel romanzo.


Flanagan, come ci spiega al Festival, non voleva affatto scrivere questo romanzo, lo aveva rimandato e rinviato per anni, ma sentiva una certa premura, una pressione che lo portava verso questa storia. Una responsabilità alla scrittura, alla quale lui, già noto romanziere, sentiva di non potersi più sottrarre. “Sentivo, che se non avessi scritto questo libro, non avrei più scritto nient'altro, la mia carriera si sarebbe fermata.”
Riscrive la bozza del libro per ben cinque volte, gettandola ogni volta, insoddisfatto.
Poi, nel 2002, si trova a passeggiare lungo il Sydney Harbour Bridge e gli torna in mente una storia d'amore, sentita anni prima. É la storia di un migrante lettone, vissuto in Tasmania, che era partito per la guerra, abbandonando il suo paesino di origine e la moglie. Alla fine della guerra, quando finalmente poté tornare a casa, la sua casa non c'era più, non c'era più il suo paesino e neanche sua moglie, presumibilmente morta. L'ex-soldato non si da per vinto e passa i prossimi due anni alla ricerca dell'amata moglie, prima di arrendersi e migrare in Tasmania. Qui riesce a farsi una nuova vita e una nuova famiglia. Molti anni dopo, si ritrova a passeggiare casualmente per Sydney e vede, in mezzo alla folla, la moglie lettone che credeva morta. Ha pochi secondi di tempo per decidere come reagire, se andarle incontro e salutarla, o continuare per la sua strada e lasciare che le cose procedano per il corso ormai intrapreso.
Questa, decise Flanagan, era la chiave che gli mancava per scrivere il suo romanzo. Si fiondò nel primo bar che gli capitò sotto tiro, chiese al barista una penna e inizio a scrivere sulle tovagliette del bar. Ci metterà dodici anni poi per concludere la sua scrittura.
“Se vuoi scrivere del male, dell'oscurità, devi scrivere anche della speranza. Devi offrire anche la verità della speranza, che è l'essenza dell'essere umano, e che nella sua forma migliore è espressa nell'amore.”

Ecco che la sua testimonianza di guerra si coniuga con una storia d'amore.

Il senso del dovere che lo spinse a prendere in mano la penna deriva anche dall'incomunicabilità di certi orrori, dall'impossibilità dei sopravvissuti di raccontare la loro storia, la mancanza di parole adeguate per farlo, per farsi capire. Questa impossibile comunicazione viene espressa molto bene nel romanzo, da un generale, che non riesce a far capire alla sua famiglia, anni dopo la guerra, come mai è così importante piegare i vestiti con le pieghe verso l'interno, secondo le regole di campo dei giapponesi. E il suo orrore lo porta a ripegare personalmente gli abiti dei suoi figli, che lo stanno a guardare, incapaci di comprendere.

Kundera: “La battaglia della libertà contro il potere è la stessa della memoria contro la dimenticanza.”

Le ferite subite dai prigioneri di guerra non sono soltanto fisiche, ma sopratutto psicologiche, che col tempo anziché marginarsi si allargano sempre di più e si propagano sulla famiglia, sui figli. Sono ferite cosmiche, che passano di generazione in generazione e a volte non guariscono mai.
Il libro però non parla solo dei prigioneri australiani, parla anche dei generali giapponesi incaricati a sorvegliare i lavori e dirigere il campo. Alla domanda come abbia fatto a procurarsi i racconti di questi personaggi “dell'altra sponda” l'autore risponde dicendo che in realtà siamo meno diversi di quello che pensiamo e ci possiamo vedere riflessi negli occhi del nemico. Sono le circostanze a rendere un uomo un torturatore.
Se avesse scritto solo parlando delle vittime, come spiega Flanagan, avrebbe creato un senso di martirio, di vittimismo, che non fa che dividere le persone tra quelle con un senso morale maggiore o minore. “Ma quella è proprio la strada che ha condotta alla costruzione della ferrovia, o ad Auschwitz.”

“I prigioneri erano quelli fortunati, perché hanno soltanto dovuto soffrire; le guardie invece, loro hanno dovuto infliggere quelle sofferenze e vivere per sempre con quella vergogna.”

Si parla anche dell'importanza delle illusioni, creatrici di speranze. Il medico Evans, si rende conto di non essere in grado di fare quello che va fatto, le sue cure sono futili, ma alimentano le speranze, e allora il teatrino delle illusioni diventa l'unica cosa in grado di tenerli ancora in vita.

Flanagan conclude con una breve spiegazione a proposito del titolo del romanzo, una citazione da Basho, importante poeta giapponese del '600. Questo perchè il libro vuole mostrare, oltre al punto culturale più basso al quale il Giappone abbia mai potuto scendere, anche quello più alto e la bellezza della quale è sempre stato capace. 

Flanagan, mentre firma il mio segnalibro. Non ho trovato un libro da farmi firmare in tempo...




Recensione:

Questa non è una lettura per chi ha lo stomaco sensibile. Bisogna dirlo. Non è stato per nulla semplice completare questa lettura, interrotta più volte dalle scene molto crude e oltre il limite del tollerabile. Ma purtroppo queste scene non sono frutto di una fantasia dai gusti splatter, e in memoria e in onore delle persone che hanno sofferto simili angherie, e per l'autore che non si è tirato indietro di fronte a questo non facile compito, sono andata avanti, fino in fondo a questa drammatica storia. La poesia delle parole di Flanagan crea un forte contrasto, sicuramente ricercato, con il dramma che deve rappresentare. E contrasta anche fortemente la storia d'amore, così centrale a questa vicenda, intollerabile senza. Sono rimasta colpita dalla capacità dell'autore di inoltrarsi nella mente dei suoi personaggi, e non nasconderci nulla del loro animo, dall'egoismo del prigioniero affamato, incapace di condividere il proprio riso con un amico che è rimasto a bocca asciutta, alla lucida follia del generale giapponese che vive i grandi momenti della vita attraverso gli haiku di Basho. 
Leggendolo ci si rende conto dell'importanza di un libro come questo, un libro spiacevole, che fa sentire sulla pelle la pioggia monsonica interminabile della giungla e gli odori della tenda ospedale.
Notevole.




lunedì 7 settembre 2015

Saghe che non ho finito e chissà se finirò mai


Sono una grande appassionata di saghe fantasy, sono state il mio ingresso nel mondo della lettura da piccola e mi faccio sempre catturare dai personaggi e le situazioni, quindi sento sempre il bisogno di andare a leggere come la storia va a finire. Ma a volte capita, ed è comunque raro, che una saga mi lasci indifferente o non mi appassioni abbastanza da farmi continuare nella lettura, poi passa del tempo e finisce che non la riprendo più in mano perchè non mi ricordo più niente... Certo, esiste Wikipedia, dove si potrebbero controllare le trame dei libri precedenti, ma francamente, chi ha voglia di farlo?
Ecco quindi alcune saghe che ho lasciato perdere e ormai ho scordato buona parte della trama:

 - Eragon (Christopher Paolini)

trama: In un mondo fantastico medievalizzante, il giovane, Eragon trova un uovo di drago nel bosco, e da là iniziano i suoi guai. Assieme al suo drago e a un saggio mentore pratico delle arti magiche, dovrà imparare a combattere per diventare anche un Cavaliere dei Draghi e sopravvivere in un mondo ricco di insidie e pericoli.

Qua la lettura risale a molti anni fa, quando questa saga andava molto di moda. Ricordo bene che l'unico personaggio che mi interessase anche solo un poco era il fratello di Eragon, ma la storia non mi interessava molto. La trovavo piuttosto banale, ricordava troppo 'Il signore degli anelli' e mi stufai abbastanza. Ricordo vagamente d'aver letto anche il secondo libro, ma solo perchè fino a qualche mese fa occupava molto spazio nella mia libreria, altrimenti l'avrei rimosso completamente.

Letti: 2/4

 - Ciclo di Bitterbynde (Cecilia Dart-Thornton)

trama: Una creatura muta e deforme ci narra la sua storia e il suo difficile percorso per ritrovare la propria identità perduta, lasciando la Torre dove ha sempre vissuto, in un mondo dominato da creature magiche  e pericolose e affascinanti navi che solcano i cieli 

Per quel che riguarda questa serie, potrei ancora considerare l'ipotesi di riprenderla in mano, mi manca da leggere solo l'ultimo libro e il primo mi era piciuto così tanto da perdonare la debolezza del secondo volume. (recensione qua: La ragazza della torre)
Nel secondo volume tutto l'aspetto romantico della storia viene enfatizzato troppo per i miei gusti e il personaggio principale assume delle caratteristiche piuttosto standard, perde insomma ciò che lo rendeva così intrigante nel primo volume.

Letti: 2/3

 - Harry Dresden (Jim Butcher)

trama: Harry Dresden offre i suoi servizi come detective e mago, una combinazione unica nella cupa città di Chicago, dove la polizia non disdegna i suoi servizi quando ha a che fare con casi paranormale e irrisolvibili. E il mondo della malavita magica è ancora più pericoloso di quella normale....

Questa serie di urban fantasy mi era stata consigliata anni fa e nonostante la mole (sono ormai 15 volumi), mi aveva incuriosito abbastanza da acquistare il primo volume. Purtroppo non mi è piaciuto per niente il protagonista, il mago-detective Dresden, e non ho provato nessun interesse per gli eventi della storia, al punto che non vedevo l'ora di finire il libro per metterlo via. (Non riesco a interrompere una lettura, è più forte di me). 
Da altre recensioni che ho letto so che questo è il volume più debole della serie e che bisogna continuare, perchè i prossimi volumi migliorano notevolmente. Ma ho una sola vita. E questi sono ancora quattordici libri. Quindi...

Letti: 1/15 (in corso)

 - Outlander (Diana Gabaldon)

trama: Claire Randall, ex infermiera durante la seconda guerra mondiale, è in vacanza con il marito, poco dopo la guerra, tra gli altipiani scozzesi. Ma un cerchio di pietre magiche la riporterà indietro nel tempo, fino al 1743 e lei dovrà adattarsi alla difficoltà di un mondo così diverso dal suo e di un popolo, quello scozzese, che vede in lei, britannica fin nelle ossa, una nemica.

Anche in questo caso vale parzialmente la ragione precedente, ovvero, troppi libri! (O comunque troppo lunghi, da 700 pagine l'uno circa, nell'edizione inglese).
Ho letto con molto interesse il primo volume di questa serie, spinta dall'uscita della serie tv, ma mi ha lasciato così turbata che non sono affatto sicura di voler continuare con la lettura. Dovrei fare una recensione di quel libro, ho molte cose da dire... 
Ad ogni modo, il secondo volume si svolge a 20 anni di distanza dalla fine del primo, e già questo gap temporale mi fa persistere non poco. L'ambientazione però è così ben fatta...

Letti: 1/8 (in corso)

 - Saga degli Shadowhunters (Cassandra Clare)

trama: La quindicenne Clary si accorge di vedere persone e cose, a Manhattan, che nessun altro nota. Quando poi sua madre scompare improvvisamente verrà catapultata in un mondo parallelo fatto di licantropi, vampiri e creature di ogni sorta e controllato dagli Shadowhunters, guerrieri angelici con il compito di proteggere il mondo dalle orde infernali.

Se ho iniziato a leggere questi libri è tutta colpa di Booktube e delle booktuber americane (di età media tra i 16 e 20 anni...). Anche in questo caso si tratta di un urban fantasy, anche in questo caso i libri sono tanti, ma soprattutto non mi piace come scrive l'autrice e non sopporto metà dei personaggi (si salva solo Simon, che con le sue battute mi ha aiutato a continuare nella lettura). Sono arrivata fino al terzo volume, che avrebbe dovuto essere l'ultimo, ma evidentemente visto il successo della serie è stato deciso di estenderla per altri tre. Per quel che mi riguarda finisce a Città di Vetro e non mi interessa minimanete cosa succede dopo. 
Adesso è in preparazione una serie tv tratta da questa saga, che dovrebbe riparare ai danni inflitti dalla versione filmica del primo libro (atroce, degli attori pessimi, una regia che fa paura, pure la musica non andava).

Letti: 3/6

Forse prima o poi riprenderò in mano una o più di queste saghe, ma nel frattempo ho molto altro da leggere...

giovedì 3 settembre 2015

Recensione #05 When We Were Orphans - Kazuo Ishiguro


Non c'è niente da fare, la scrittura di Ishiguro mi incanta sempre.
Questo suo romanzo, uscito nel 2000 e candidato al Man Booker Prize, ci riesce con un'atmosfera cupa e misteriosa, che ti fa stare col fiato sospeso fino alla fine. (In Italia è uscito per Einaudi col titolo di "Quando eravamo orfani", traduzione di Susanna Basso.)
Christopher Banks, detective di fama nella Londra degli anni '30, ci racconta la sua storia, attraverso continui salti temporali, tra la sua infanzia nel quartiere degli stranieri a Shanghai, e il suo presente, mentre fa la conoscenza di Sarah, una rampante damigella che non vuole starsene con le mani in mano ma "fare qualcosa" per essere utile in questa Europa del 1937 in cui tutti parlano già di guerra ma non sanno come fermarla.
L'infanzia di Christopher lo tormenta, a causa dell'irrisolto caso della scomparsa dei suoi genitori e il suo conseguente trasferimento nel Regno Unito. Riuscirà l'ormai celebre detective a risolvere il caso più intimo e importante della sua vita? E quanto sarà disposto a sacrificare per andare fino a fondo della storia?

L'affascinante atmosfera della Shanghai degli anni '30 non poteva non coinvolgermi in questa lettura dal respiro un po' noir, ma ho sicuramente fatto fatica a muovermi in un ambiente a me così estraneo, sia geograficamente che storicamente. Sicuramente una minima conoscenza di storia avrebbe aiutato molto la lettura, comunque molto scorrevole.
Tra le critiche fatte a questo romanzo si trova in primo luogo l'inaffidabilità del narratore, dovuta soprattutto all'età alla quale risalgono i suoi ricordi cinesi, ma devo dire che invece ho trovato vincente questa narrazione, così incerta e annebbiata, i ricordi si comportano proprio così, spesso non sono affidabili, spesso vanno reinterpretati in maniera diversa a distanza di anni. 
Lo consiglio agli amanti di Ishiguro, ma anche agli amanti delle ambientazioni storiche in Asia. 

Recensione #04 Camera Oscura - Simonetta Agnello Hornby

Questo è stato il mio approccio con questa autrice palermitana e purtroppo ha deluso le mie aspettative.
Il breve racconto rielabora in forma romanzata uno scambio di lettere tra Lewis Carroll, il notissimo autore di "Alice nel Paese delle Meraviglie" e alcune famiglie borghesi di Oxford durante gli anni '60 dell'Ottocento. L'autore, famosissimo già all'epoca, teneva una cattedra di matematica all'università ed era appassionato di fotografia. Per le famiglie che contavano di Oxford era un'onore far fotografare le proprie figlie dall'autore, nonostante l'ambigua situazione in cui si trovavano queste ragazzine. La scioltezza con cui i vittoriani si prestavano a queste sedute, lasciando le bambine da sole con Dodgson (nome vero del professore), al punto che venivano soprannominate le "piccole amiche" dell'autore, mi lascia davvero perplessa, in particolare poi considerando che dal 1867 l'autore inizio a ritrarre le bambine anche nude.
In questo racconto la Hornby rielabora la storia di una di queste bambine e il rapporto sviluppatosi con Dodgson, rapporto bruscamente interrotto dai genitori di lei e che la segnerà per il resto della sua vita. La ragazzina, infatuata dell'autore soffrirà per anni a causa di una mancata spiegazione per l'interruzione del rapporto.
Per quanto lo sfondo della vicenda e il suo protagonista siano davvero intriganti e inquietanti, trovo che questo racconto sia troppo breve, apra delle strade che non approfondisce e perda delle occasioni. (Un peccato ad esempio non narrare più in dettaglio i processi di produzioni delle fotografie, allora ancora in fase sperimentale e molto 'casalinga'). Il risultato è una storia apparentemente superficiale e un po' forzata, come a voler raccontare questa storia a tutti i costi, senza però avere un'idea precisa di cosa si vuole raccontare.
Spero davvero che l'autrice offra molto di più in altre sue opere.


sabato 3 gennaio 2015

Nuovi inquilini #01 Natale

Ecco i libri che sono entrati in casa grazie al Natale, tra regali ricevuti e regali comprati da me, per me. Quest'anno non ho ricevuto molti libri, d'altra parte va bene così, perchè la tesi non si scrive da sola e ne ho già alcuni da leggere.
Ad ogni modo...

Haruki Murakami - L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

Murakami per me è una garanzia, quindi spero che questo non mi deluda!  Regalato dai miei. Sarà la mia prossima lettura e non vedo l'ora.
Mi piace molto anche questa copertina (le copertine Einaudi sono sempre molto belle). Purtroppo non è stato tradotto da Giorgio Amitrano e mi auguro che la nuova traduttrice sia all'altezza!! 

Questi invece i libri che ho acquistato per me:

Stefan Zweig - Die Schachnovelle (Novella degli scacchi)

Non metto neanche la copertina, perchè l'ho preso in edizione super-economica Reclam.
Si tratta di un libro molto famoso, di un autore austriaco del 1941. Parla, naturalmente di uno scacchista, ma anche del nazismo. Un libro da leggere prima o poi nella vita.

Nikolaj Gogol - Il cappotto e il naso

Grazie Newton Compton per queste edizioni molto economiche!
Questo è il primo libro di un autore russo che leggerò nella mia vita! Che emozione...
è una raccolta di racconti, tre in tutto, scritti nella prima metà dell'800.
L'introduzione cita Kafka e Paolo Villaggio tra i diretti discendenti di questo autore...ci sarà da ridere.







Kazuo Ishiguro - Nocturnes

L'ultimo libro che mi sono procurata è un'altra raccolta di racconti (li ho scoperti l'anno scorso...prima, o romanzi o niente). Ishiguro è un'altro mio autore favoritissimo e avevo una grande voglia di leggere qualcos'altro di suo. Va ricordato per The Remains of the Day (Quel che resta del giorno) e Never Let Me Go (Non lasciarmi). 





Quindi, che le letture abbiano inizio!